19 feb 2011

La Villa Fantasma

 (disegni e storia: Mars)
Mattina. Mi alzo, per fare una colazione sostanziosa: Il menù di oggi è a base tonno, bignè alla crema, succo di pomodoro con panna e corn Flakes.
Ma lo sò, non c'è niente di interessante e di figo in tutto ciò. Facciamo passare 16 ore.
Sono su un tetto, ad osservare le persone. Da qua sopra, sembrano formiche. Poi lo noto. Scarface.
Che diavolo ci fà qua? Poi capisco. Ci metto un minuto a capire. A cento metri di distanza ci stà "Villa fantasma". Le colline di New York sono piene di ville, attorni famosi, politici, vari personaggi conosciuti.

Quel bastardo fottutissimo. Lo seguo, lentamente. Vicino a lui, i suoi scagnozzi. I magnifici cinque. Uno però l'ho ammazzato l'altra volta, quindi questo è uno nuovo. Meglio non rischiare e rimanere nell'ombra.
Un formicolio sulla pelle mi ferma. Il pigmento rosa è diventato scuro, sul nero/grigio. Continuo a correre sul tetto. Sarebbe una corsa magnifica, se non ci fosse tutta questa nebbia.
Corro, salto, ed all'ultimo metto il tallone su un cornicione. Scivolo all'indietro, e casco per cinque piani, tra due palazzi la quale massima distanza è due metri. Quindi potete immaginare quanto sbatto il tutto.
Un tonfo sordo. Sono tutto un dolore, e fà male anche la "guarigione" probabilmente ho rotto qualche organo mollo. E non sento nulla, il che è una fortuna. Attirare Scarface con tutta la comitiva, sarebbe stato deleterio.
Mi alzo, barcollando. Non ho bisogno di seguirli, mi basta andare direttamente alla villa no?
Nebbia bastarda. Arrivo davanti l'ingresso. Capisco che sono entrati grazie ai fari fendinebbia, dentro il cancello. Il cancello è alto 5 metri, vedo molto difficile il riuscire a scavalcarlo.
 Le sbarre sono larghe tra di loro circa 20 centimetri, Poco. Inserisco un braccio, e passa. Trovo difficoltà alla spalla, male che và mi rompo, e poi guarisco. Ma succede altro. La spalla diventa morbida. Come il resto del corpo, tipo di gomma. Difatti passo senza problemi, ma inciampo, per sbattere con i denti su una sorta di colonna. Svengo. Quando rinvengo, capisco che è passata qualche ora.
Mi alzo. La nebbia mi circonda.
Cammino nel giardino, per capire bene la situazione. Scarface è sicuramente andato via, ma posso ancora scoprire che diavolo stava facendo quel.. quell.. Robot! Così li chiamano nei libri di Asimov!
Ne ho letto solo uno, anche se il secondo lo devo ancora comprare. Poveraccio. Arrestato per complotto contro il governo, e poi dimenticato. Non è che ci avevo creduto molto.
In ogni caso, nessuna traccia di Scarface. Soltanto questa nebbia, in un giardino di rose. Questa dannatissima nebbia, che mi impedisce di camminare. Mi impedisce di muovermi. Sono bloccato nella nebbia? Solida, come se stessi dentro al cemento.
Ma guarda guarda, una dolce voce femminile rompe il silenzio Cosa ho catturato qua?
La guardo, incuriosito, incazzato. La guardo. Non era nebbia. Il fumo che esce dalla sua sigaretta, dentro al suo bocchino nero di 30 centimetri, che posa sulle sue labbra carnose. Ma non ero insensibile al fascino femminile?
Uhm... Povero piccolo eroe... mi avevano descritto la tua maschera. Io amo il rosso. Mi chiamano Scarlet, Rosa, ma mi presento sempre con il mio nome di battesimo. Shenya. Un nome africano. Mia mamma era una tipa esotica. Ma vediamo. Tu sei quello che il Daily Lantern chiama Specter, vero?
Non riesco a non guardarla, anche perchè sono bloccato con la testa verso lei. 
Eroe mio, Continua,  Dimmi, tu come mi chiamerai? Bella si, ma troppo femme fatale. Di quelle alle quali bisogna stare attenti. Ora vedo la mia "Immunità" al fascino femminile. Non stò cascando su lei come una pera cotta. Il fumo attorno al collo si ammorbidisce. Scuoto la testa.
Il tuo, è un modo per dire che non mi chiamerai? Annuisco. Non ho voglia di parlarle. Mi ha bloccato. Fregato. Potrebbe togliermi la maschera e sputtanarmi. Ed io non posso ammazzarla. Potrebbe anche non essere una criminale. 
Povero piccolo eroe dei miei stivali. Sai che potrei ucciderti in qualsiasi momento? Immagino di si, ed annuisco.
Allora Sbrigati Le rispondo io.
Sorride, mentre mi mette le mani sulla maschera, e stà per togliermela. Ma poi si ferma.
Non voglio. Sotto la maschera di Specter, ci sarà un Frank, un Jack, un Francis, Irlandese, Italiano, o Americano puro sangue, magari un disoccupato, o magari un poliziotto. O anche un fattorino delle poste, od un pizzaiolo. Non mi interessa il tuo noiosissimo Alter Ego. A me piace Specter. Così duro, così serio. Così macho.
Parla tanto la pupa. Meglio risponderle.
E allora, perchè non mi liberi? Le domando.
Cosa? Mi guarda contrariata. Hai rovinato la magia, non dovevi parlare. 
Il suo fumo cambia posizione attorno a me, e mi ritrovo sopra una specie di piattaforma. Stò per dire qualcosa, quando scopro che la piattaforma aveva una molla sotto. Non ho il tempo di pensare, che scatta, e mi ritrovo in aria. Mentre cerco di capire l'altezza, il mio braccio si stacca a causa dell'antenna dell'Empire State Building. Mentre guarisco, o almeno ci provo, tanti saluti: Mi spiaccico sopra un grattacielo.
A domani, carissimi.

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